Samsung e iPhone NON sono in concorrenza. Ecco perchè il nuovo spot comparativo lo dimostra
Attenzione: SE sei a capo di un’azienda, in guerra con la concorrenza diretta, e vuoi scoprire DAVVERO come stracciarla con la pubblicità comparativa (SENZA violare la LEGGE)…
QUI troverai i FONDAMENTALI per costruire un messaggio KILLER per la tua concorrenza, senza buttare via soldi inutilmente
Cosa puoi imparare da questo nuovo capitolo della faida tra i due colossi?
Come il messaggio pubblicitario della tua azienda può trarre vantaggio da questa storia?
Innanzitutto mi devi perdonare: la mia analisi in merito allo spot “Samsung vs iPhone” si è fatta attendere un po’ di più rispetto alle altre testate, agli altri blog.
Il problema è che a differenza di questi, per mettere giù qualcosa di sensato, con un buon livello di profondità nell’ analisi, un buon copy, e ribadendo sempre il posizionamento, mi ci vuole un po’ di lavoro.
Ma bando alle ciance, perché oggi in questo articolo sono racchiuse almeno due lezioni di pubblicità fondamentali e che non puoi assolutamente PERDERTI, se ti trovi nella stessa situazione di Samsung.
“Sehh, magari!”
Ok, d’accordo. Lo so. NON ti trovi nella stessa situazione di Samsung.
Magari non sei leader mondiale delle vendite del tuo prodotto, magari negli ultimi tre mesi non hai fatto 55 miliardi di dollari di ricavi. Magari non hai 10 miliari di utile netto.
Dico io, eh.
(no, perché se invece è così, allora NON DEVI ASSOLUTAMENTE PERDERE TEMPO a leggere le mie fandonie: scrivimi subito nei commenti e scopri come possiamo lavorare insieme IMMEDIATAMENTE!)
Ma potresti paradossalmente essere nella stessa situazione, se:
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SE anche tu “nel tuo piccolo” ti trovi, nel tuo specifico settore, in “ballottaggio” con un concorrente diretto che dal punto di vista del marketing e della pubblicità ti dà del filo da torcere;
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SE anche tu davanti a te hai un’azienda concorrente che fa pagare i suoi prodotti o servizi tre, quattro volte il tuo, con dei ricavi da far girare la testa rispetto ai tuoi;
-
E più in generale, c’è uno o più concorrenti che ti punzecchiano e tu vuoi spazzarli via dal mercato con un tornado omicida che li elimini dalla faccia della terra;
SE ti rivedi in questa situazione allora non puoi assolutamente perderti i prossimi paragrafi: stai per trovare due fondamentali lezioni sulla pubblicità comparativa che tutti dovrebbero imparare dalla storia “iPhone vs Samsung”, ma che non troverai scritte da nessun’altra parte.
Scontro Tra Titani:che cosa è appena successo?
Ricapitoliamo un attimo.
Giusto un paio di giorni fa, Samsung ha rinvigorito la faida storica contro la supersonica azienda della mela morsicata con uno spot pubblicitario in cui sfotte, a tutti gli effetti, il nuovo e i vecchi iPhone.
Il video lo puoi guardare da qui sotto:
Le ultra-note code agli store. La memoria limitata nel 2010. La poca praticità nello scrivere nel 2013. L’impermeabilità nel 2016. Fino ad arrivare alla pura presa per il culo del fan col taglio di capelli “ad iPhone X”.
Lo spot di un minuto che hai appena visto è un esempio tipico di “pubblicità comparativa”, in cui due prodotti vengono messi a confronto.
(Metti da parte per un momento i dubbi che hai sul fatto che queste pubblicità siano più o meno etiche: in America è legale, da sempre.
In Italia no, ma non ti preoccupare perché in questo post scoprirai anche COME poter gestire il tuo messaggio pubblicitario senza andare in conflitto con la legge.
Ma ci arriviamo con calma.)
Passiamo subito alle cose pratiche, alla ciccia.
Le domande fondamentali che dobbiamo farci per arrivare alle giuste conclusioni sono tre:
- Che cosa voleva ottenere Samsung con questo spot?
- Riuscirà nel suo intento e perchè?
- Che cosa dovrebbe/potrebbe fare Samsung?
In realtà ce n’è una quarta: “Che cosa dovrei fare io?”.
Ma se permetti la davo per scontata. Ho voluto dirti fin da subito che questo articolo è stato scritto con uno scopo preciso: darti delle armi in mano per poter migliorare il tuo advertising.
Prima di andare ad esplodere ognuna di queste domande, bisogna sottolineare però un paio di dati fondamentali, senza i quali nulla di quello che diremo ha senso. Vediamoli velocemente.
Due dati veloci per capire meglio la questione
Un articolo del “Sole 24 Ore” del 4 Novembre 2017 mette in luce che:
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negli ultimi tre mesi Apple ha fatto 52,5 miliardi di dollari contro i 55 di Samsung;
-
L’utile netto è di 10,7 miliardi per gli americani, contro 9,9 dei coreani;
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Samsung è l’azienda che vende più smartphone al mondo;
-
La divisione mobile non è la più profittevole di Samsung: meno di 3 miliardi di dollari di utile.
-
un anno fa una ricerca di Strategy Analytics sottolineava come oltre il 90% dei profitti negli smartphone andasse a Apple: in questo segmento fa ricavi per 29 miliardi di dollari;
In un articolo di Wired del 3 Novembre, basato sulla presentazione dei dati dell’ultimo trimestre 2017di Apple, si legge che:
-
Nel secondo trimestre del 2017 la società di Jobs ha ottenuto il 12,1% nelle vendite mondiali di smartphone, dieci punti percentuali sotto Samsung;
Qual è il succo?
Due aziende in salute, con un gap di fatturato non enorme, ma con delle differenze abissali nella divisione “Mobile”.
Samsung è leader indiscussa nelle vendite degli smartphone, ma Apple fa ricavi enormemente maggiori rispetto a Samsung.
Che cosa ti stanno a significare questi dati?
Che nonostante Samsung sia leader mondiale indiscussa delle vendite di smartphone, è costretta allo stesso tempo a effettuare azioni di marketing da seconda della classe, dirette all’attacco del VERO leader degli smartphone.
Non il leader nelle vendite, non nel mercato, ma il primo nella mente del cliente.
La prima regola del posizionamento di Al Ries è che è la guerra per la leadership non si vince nei mercati, nelle vendite e negli uffici marketing, ma nella mente delle persone.
Questo ne è l’esempio più palese: iPhone è nella mente delle persone il leader indiscusso.
Questo li porta ad esempio a giustificare il costo del prodotto equivalente a un intero stipendio, permettendo a Apple di marginare enormemente sugli smartphone.
Lo spot di Samsung che prende in giro iPhone:
corazzata Potemkin o astuta strategia di marketing?
corazzata Potemkin o astuta strategia di marketing?
In realtà l’articolo sarebbe potuto finire al paragrafo precedente.
Samsung, leader di mercato, costretta a rincorrere la seconda che però è leader nella mente e quindi con gli smartphone gli fa mangiare la polvere.
Sembra quasi ovvio che la pubblicità comparativa di Samsung non potrà cambiare il finale del film “iPhone vs Samsung”.
Ma come sappiamo bene io e te, nel mondo della pubblicità non c’è niente di scontato, niente di ovvio, niente di sicuro.
Ecco perché dobbiamo prima andare a caccia grossa, andando ancora più a fondo nell’analisi per andarci a prendere il bottino: le pillole di advertising che funziona.
Torniamo alle 3 domande viste sopra.
1.Che cosa voleva ottenere Samsung con questo spot?
Portare clienti Apple in Samsung? Intrattenere?
Devo essere sincero: non posso essere sicuro al 100% di darti la risposta corretta a questa domanda. Però di contro posso dirti per certo almeno due cose:
-
1. Che cosa avrebbe dovuto VOLER OTTENERE Samsung con questa pubblicità;
-
2.Qual è invece l’obiettivo che NON AVREBBE AVUTO NESSUN SENSO rincorrere;
Ora ti spiego meglio.
Abbiamo visto, nella storia della pubblicità, colossi aziendali sfidarsi senza esclusione di colpi di advertising.
Sono passate alla storia le azioni di guerrilla marketing tra Mc Donalds e Burger King (ecco un esempio dello scorso anno, quello per halloween, con un Burger King travestito da Mc Donalds per “spaventare” i propri clienti:
Sono più fonte di intrattenimento che altro gli spietati botta e risposta tra Pepsi e Coca Cola, i due brand più in guerra nella storia:
Quando qui in Cosimo Errede parliamo di pubblicità comparativa, preferiamo rifarci a una delle missioni pubblicitarie più interessanti della storia dell’advertising: quella per l’azienda di autonoleggio “Avis”, ideata da Bill Bernbach. Perché?
Per un motivo ben preciso di cui ti parlerò fra pochissimo.
Adesso torniamo a Samsung e iPhone, perché adesso le cose si fanno ancora più profonde e oscure.
Se la domanda iniziale era: “che cosa voleva ottenere Samsung con questo spot?”, ora dovresti fare un passo indietro e porti questa domanda.
“che obiettivi ha una pubblicità comparativa?”
Perché i big brand in America spendono un sacco di soldi in queste azioni? Che cosa vogliono ottenere? Che cosa vogliono che i loro clienti pensino e facciano?
Di base, la pubblicità comparativa può avere obiettivi diversi:
-
intrattenere il consumatore e farlo divertire. E basta;
-
soddisfare l’ego dei reparti creativi delle aziende, o delle agenzie di marketing creative che pensano a fare emozionare il committente;
-
aumentare per un periodo limitato di tempo i flussi di ricerca di un determinato brand (viral marketing)
Cioè, funziona esattamente come tutte le altre pubblicità. Si possono fare sciocchezze inutili, che servono solo a fare show business. Si può fare del velleitario viral marketing.
E poi c’è l’obiettivo che una pubblicità comparativa DOVREBBE AVERE.
Lo scopo ultimo, quello che probabilmente non conosci. Quello a cui non avevi pensato e a cui forse NESSUNO aveva pensato.
Forse, nemmeno negli uffici marketing di Samsung.
Eppure è il solo e unico obiettivo che dovrebbe avere la pubblicità comparativa.
E cioè…
Difendersi dagli attacchi dei concorrenti.
Esatto. La realtà è questa.
La gente si chiede se Samsung scalzerà iPhone, se riuscirà a rubargli clienti, se riuscirà a portare i consumatori di “mela morsicata” al colosso coreano?
Adesso la viralità della sfida “Samsung vs iPhone” ti fa pensare a una battaglia tra due Giganti e sei impaziente di scoprire chi l’avrà vinta alla fine?
La gente non si rende conto che è una follia pensare questo.
Per un motivo davvero molto semplice.
Apple e Samsung NON sono in concorrenza.
È proprio così.
Samsung non è in concorrenza con Apple per quanto riguarda la sezione “smartphone”.
Non è possibile che lo siano e questo è dimostrato dalla situazione di mercato che i dati evidenziano:
- Samsung è l’azienda che vende più smartphone al mondo;
- Samsung fa 3 miliardi di utile con gli smartphone, mentre Apple ne fa 30 con l’iPhone;
Chiariamo SUBITO questo concetto.
Le due aziende sono SI’ concorrenti diretti, perché vendono lo stesso prodotto, operano nello stesso mercato, eccetera.
Ma Apple si è costruita in dieci anni un posizionamento nella mente delle persone, tale per cui il suo prodotto non può essere paragonato con nessun altro.
Per chi compra iPhone, paragonare il melafonino a un Samsung o a un qualsiasi altro smartphone, è come paragonare mele con arance.
Guarda anche lo stesso nome che gli “iFan” hanno affibbiato all’iPhone, il “melafoninoa”: non è uno smartphone, e non può essere in concorrenza con nessun altro prodotto similare.
E quindi?
Quindi nel momento in cui Samsung fa una pubblicità comparativa con iPhone basando il suo messaggio sulle caratteristiche tecniche E BASTA (senza posizionamento), fa la fine degli americani che sono andati a combattere in mezzo alle foreste paludose del Vietnam.
Assediati e sterminati dai Vietcong, perché non in grado di combattere su quel genere di territorio a loro totalmente sconosciuto.
RICORDA: IL TUO POSIZIONAMENTO NELLA MENTE DELLE PERSONE DEVE IMPEDIRE LORO ANCHE SOLO DI PENSARE DI POTER PARAGONARE IL TUO PRODOTTO CON ALTRI, COME FOSSERO “MELE CON MELE”.
Samsung non riuscirà mai a scalzare iPhone
È semplicemente impossibile, e chiunque pensi che lo spot comparativo debba servire a superare iPhone, o a portare utenti da Apple a Samsung, è un folle.
Samsung è già primo nelle vendite. È il leader mondiale, di ben dieci punti percentuali. Ma il brand di Cupertino ha qualcosa che Samsung non potrà ormai mai più avere.
È un cult-brand.
Chi compra l’iPhone X fa parte di una setta. Una setta massonica di esclusivi ultra-fighissimi che possono portare il proprio bisogno di esclusività, di prestigio, di privilegio, ai massimi livelli.
Dovrebbe essere chiaro anche al reparto marketing di Samsung che chi compra iPhone, non lo compra per le caratteristiche tecniche.
Così come dovrebbe essere chiaro che uno storytelling emozionante in cui si mettono a confronto le caratteristiche tecniche di due prodotti, dove uno dei due è oggetto di adorazione, non ha semplicemente nessun senso.
Se non per ottenere uno scopo ben preciso.
Quello che stai per scoprire nel prossimo paragrafo.
Il tranello che ho escogitato e nel quale in molti sono cascati
Un paio di giorni fa su Facebook ho provato a sondare il terreno con una domanda in merito alla questione:
“Perchè la pubblicità comparativa di Samsung, nonostante tutto, non otterrà l’effetto voluto, cioè portare i consumatori Apple a comprare Samsung?”
Qualcuno mi ha risposto anche in modo interessante. Ma non del tutto corretto.
Ti incollo di seguito qualche commento ricevuto:
“Con questo video non vanno a colpire l’utente Apple, invitandolo a crescere. Vanno a far leva emotiva sui già clienti Samsung, facendoli sentire cresciuti, migliori, GRANDI…”
“Questo spot servirà ‘solo’ a dare ottime motivazioni ai già utenti Samsung, non a convertire gli Apple fan.
“Il perché è semplice: Samsung punta sulla comparazione tecnologica di funzionalità e hardware, ma non è la leva che fa smuovere gli Apple fan.”
Tutto vero. Ma non sono risposte (pienamente) corrette.
La risposta corretta era: “Perché l’effetto voluto NON è PORTARE I CONSUMATORI APPLE A COMPRARE SAMSUNG”.
Perché se così fosse, allora sarebbe un problema grosso come una casa: vorrebbe dire che in Samsung sono completamente ciechi.
O meglio, guardano solo avanti quando dovrebbero guardarsi alle spalle.
Lo so. Inizi a sentire un po’ di smarrimento nei meandri di questa analisi, questo perchè le cose iniziano a farsi tanto misteriose quanto complicate.
Per questo voglio cercare di renderti tutto più chiaro e semplice con questo caso studio avvenuto negli anni ’60 in America.
Te ne ho accennato prima: ha a che fare con uno dei padri della pubblicità, Bill Bernbach, e una famosissima campagna pubblicitaria comparativa.
Il caso storico che spiega ciò che ti sto dicendo
Bill non era nuovo a questo tipo di pubblicità: aveva già dato dimostrazione del suo “negative approach” con incredibile successo nelle campagne della Volkswagen.
Qui però le cose vanno in modo diverso rispetto alle campagne per il maggiolino: ecco cosa è successo.
Avis era a quei tempi la seconda azienda americana di autonoleggio. Al primo posto c’era la Hertz. Quale fu la strategia pubblicitaria di Bill Bernbach?
“Avis è solo la numero 2 nell’autonoleggio. Quindi perché venire da noi?”
Ci impegniamo dannatamente a soddisfare i nostri clienti. Non possiamo sbagliare. Non possiamo permetterci nessun minimo errore.”
Quella che a tutti gli effetti sembra un attacco ai fianchi del leader di mercato, in realtà svolge una funzione ancor più subdola, ancor più sottile. Nessuno saprà mai se l’effetto causato da questa campagna sia stato voluto o meno da Bill.
Qual è il contenuto segreto tra le righe di questa campagna?
Non si sa se fosse voluto o meno, ma l’effetto che ottenne Bernbach non fu conquistare la leadership che fino a quel momento era di Hertz.
L’effetto paradossale di questa campagna fu invece quello di arrecare un danno enorme alle aziende concorrenti che stavano dietro a Avis.
In effetti la campagna, se letta in un’ottica diversa, dice questo:
“siamo la numero 2, e per questo dobbiamo offrire il massimo ai nostri clienti.
Dopo di noi, nessun altro.”
Da una parte Bernbach ammette pubblicamente l’ di inferiorità di Avis, dall’altra descrive il mercato come se fosse composto da sole due aziende.
Ovviamente questo non era vero.
Anzi, Avis aveva un vantaggio davvero piccolo rispetto alla terza compagnia sul mercato, la “National”. E sulla scia di National, ovviamente c’erano poi tante altre aziende.
Che cosa è successo?
È successo che Hertz ha in seguito risposto per le rime a Bernbach e Avis: questo decretò la morte definitiva di tutte le altre concorrenti sul mercato.
E qui arriviamo al punto fondamentale dell’analisi di oggi: da qui in poi devi prestarmi la massima attenzione.
Si apre un nuovo capitolo della saga “iPHONE vs SAMSUNG”…
Smart – Wars: una nuova minaccia
Avis ha ribadito la propria posizione di “seconda” sul mercato, e trasformato questo elemento apparentemente negativo in un fattore positivo, costruendo così il proprio posizionamento nella mente del cliente.
Torniamo adesso ai giorni nostri.
Oggi tutti parlano di Apple e Samsung e del duello tra i due colossi produttori di smartphone. Finora abbiamo visto come il duopolio Samsung vs Apple sembra essere totale e all’ultimo sangue.
Questo fino a pochi mesi fa.
Infatti, oggi sembra essere nata una nuova minaccia.
Una minaccia che rischia di mettere in pericolo le quote di mercato e le vendite dei due Giganti. Una minaccia dal volto orientale, e dal nome piuttosto bizzarro.
Di quelli che dovrebbero mettere paura.
Si insinua nelle tabelle delle vendite un terzo nome che, a detta di molti, dovrebbe far paura a Apple e Samsung:
Huawei.
https://www.mobileworld.it/2017/08/24/vendite-smartphone-giugno-2017-gartner-127187/
Huawei, che è riuscita a vendere quasi 36 milioni di smartphone nel secondo trimestre 2017, in crescita del 17%, prendendosi una quota di mercato del 9,8%.
Una delle notizie che fece più scalpore è quella pubblicata a Settembre: “Huawei supera Apple nelle vendite”.
Counterpoint Research afferma infatti che Huawei ha venduto più smartphone di Apple nei mesi di giugno e luglio, raggiungendo il secondo posto alle spalle di Samsung.
Chi ha paura di Huawei?
Huawei è l’urlo di Chen che terrorizza l’Occidente.
Lo è davvero?
Per quanto riguarda le vendite a quanto pare sì. Certo, i dati che abbiamo visto subito prima non tengono conto dell’uscita dei nuovi modelli di iPhone e Samsung che sicuramente allargheranno ulteriormente la forbice tra i primi due e gli altri insediatori.
Ma compariamo le due situazioni: Apple e Samsung.
In Apple nessuno sembra preoccuparsi di nulla. Il clima che si respira è di serenità, lo dimostra anche il prezzo stabilito di iPhone X.
E tutto questo NONOSTANTE i dati di mercato non siano favorevoli all’azienda americana, in netto svantaggio rispetto a Samsung che domina il mondo con la vendita di smartphone.
Per quanto visto finora, secondo te chi tra Apple e Samsung dovrebbe iniziare a temere i concorrenti che arrivano alle spalle?
Ovviamente, quella che delle due NON è leader nella mente del cliente.
Quella che delle due si deve preoccupare di mantenere la leadership del mercato, non potendo fare però affidamento sul potere di un cult-brand.
Samsung, che non è leader con un cult-brand nella mente delle persone, dovrebbe iniziare a difendersi dagli attacchi dei concorrenti che arrivano dietro di lui.
E quale miglior modo per farlo, se non posizionandosi come l’unica vera scelta sul mercato se non vuoi quel prodotto “così pop, new age e scontato come iPhone?”
In fondo rimane pur sempre…
“Lo smartphone più venduto al mondo”.
2- Samsung riuscirà nel suo intento?
Qualunque esso fosse, continuando così come sta facendo finora, Samsung molto probabilmente fallirà nel tentativo di difendere la leadership di mercato, perché non può fare affidamento su un brand positioning efficace.
O per lo meno fino a quando non ammetterà di essere la prima sul mercato, ma la seconda nella mente dei consumatori, e costruire il suo posizionamento in contrapposizione al leader reale. Smettendola di fare leva sulle caratteristiche tecniche.
Quando arriverà a questo punto, Samsung non dovrà fare altro che ribadire il proprio posizionamento (che magari farebbe bene a cominciare a cercare sin d’ora)
3- Che cosa dovrebbe fare Samsung?
Tutti sanno che Samsung non è inferiore per caratteristiche tecniche al nuovo iPhone.
Anzi. Per caratteristiche tecniche è forse addirittura superiore, se mettiamo a comparazione gli ultimi modelli usciti.
Eppure, il posizionamento di un brand non può essere costruito SOLO sulla qualità del prodotto.
Quando sei nella posizione di Samsung, per portare clienti da una parte all’altra bisogna non basta dare una ragione d’acquisto.
Cosa dovrebbero fare?
Fare esattamente quello che ha fatto Bernbach con Avis: prendere la propria posizione di inferiorità (nella mente del consumatore) rispetto a iPhone e volgerla in positivo, rafforzando così il proprio posizionamento di seconda e unica alternativa possibile al leader.
E tagliando la testa a qualsiasi altro nome si voglia insinuare nelle vendite di smartphone.
AVIS diceva: “Siamo i numeri 2 e siamo costretti a offrire il meglio che puoi trovare sul mercato”. Poiché Bernbach sapeva che non si può scalzare dalla mente chi è primo.
Samsung dice: “Il nostro prodotto ha una migliore qualità rispetto al leader”.
Qual è l’errore grave nel messaggio pubblicitario di Samsung?
Samsung, lo smartphone più venduto al mondo, NON dice di esserlo.
Non dice di essere “lo smartphone più venduto al mondo”.
Samsung inoltre non dice nemmeno: “Scegli noi, se non vuoi quella roba pop e new age, che ormai anche i morti di fame scelgono di comprarsi per apparire migliori di quello che sembrano, quando in realtà non riescono a mettere assieme pranzo e cena”.
Continuare su questa strada, senza dire questo alle persone, esporrà sempre di più l’azienda agli attacchi del Chen di turno.
Sia esso Huawei o un qualsiasi altro prodotto concorrente, che potrà vantare le stesse caratteristiche tecniche a livello di prodotto.
Poiché ricordiamolo (segnatelo bene a mente, scrivitelo ovunque, fai in modo che questo concetto ti sia ben chiaro), OGGI nel 2017, le caratteristiche tecniche NON sono più l’elemento differenziante del tuo prodotto o servizio.
Nemmeno se sei la prima azienda al mondo per la vendita di smartphone.
Ecco le due cose che non ti devi scordare mai se vuoi fare pubblicità killer per i tuoi avversari
Siamo arrivati a te, mio caro amico.
Lo so, è stata lunga, ma se sei arrivato fin qui, io ti considero un eroe che sta combattendo una battaglia sanguinosa per conquistare il trono del proprio mercato e sbaragliare la concorrenza.
Ora finalmente è arrivato il momento di estrarre, da tutta questa “marmellata di pubblicità” che probabilmente ti avrà fatto venire anche un po’ di nausea, le due lezioni fondamentali che devi assolutamente tenere a mente.
Come si fa pubblicità comparativa?
-
Se hai un concorrente diretto che è leader sul mercato, ma che NON E’ LEADER nella mente delle persone, hai ancora tempo per vincere la tua guerra del marketing.
Per farlo dovrai fare due cose:
-
studiare “Le 22 Leggi immutabili del marketing” di Al Ries;
-
rivolgerti a un’agenzia pubblicitaria che tenga conto di tutto quello che abbiamo detto finora
Giusto per la cronaca: così a braccio, oltre a noi non mi sembra ce ne siano tante altre.
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La pubblicità comparativa dovrà partire dal tuo posizionamento di mercato e contenere in sé la regola Errede
Reason Why, Credenziali, USP, Misurabilità. O non avrà nessun senso farla.
Perché Samsung rischia di perdere la guerra a discapito di chi arriva dopo?
Perché non ha un messaggio pubblicitario focalizzato su uno degli elementi fondamentali della pubblicità: le credenziali di “smartphone più venduto nel mondo”.
Perché nonostante la pubblicità comparativa, non sta combattendo la battaglia per il posizionamento sul campo giusto.
Metterla sul piano delle caratteristiche tecniche non ha senso.
Dire che il Samsung è:
“l’unica scelta per chi non vuole quella roba pop e new age che ormai anche i morti di fame scelgono di comprarsi…” eccetera eccetera, come ho scritto sopra…
Quello è fare advertising in contrapposizione al leader.
Ti avevo detto che avevo due importanti lezioni per te. Ma mentre le buttavo giù, ordinando i miei appunti, mi sono reso conto che in realtà ce n’è una terza. Questa:
3. la pubblicità comparativa dovrà SEMPRE mirare a rafforzare e ribadire il tuo brand positioning
Nel caso in cui il tuo concorrente sia già leader nella mente dei clienti, la tua pubblicità comparativa dovrà mirare a ribadire il tuo posizionamento di SECONDO. Prima di tutto per tenere lontano chi rincorre da dietro.
Nel caso in cui non esista un leader nella mente delle persone, la tua pubblicità comparativa dovrà ribadire il tuo posizionamento UNICO rispetto a chiunque altro, e conquistare un attributo nella mente del tuo cliente.
Per concludere: come si può fare pubblicità comparativa in Italia?
Se quindi anche tu vuoi fino a poco fa stavi pensando: “Wow, che figata che ha fatto Samsung, devo pensare di fare qualcosa del genere anche io!”
Se hai letto qualche articolo al riguardo e ti sei convinto che fare pubblicità comparativa “funziona perché diventa virale e ne parlano tutti”, qui sopra hai letto le tre lezioni che non ti devi scordare mai.
Eppure, ti è rimasto fisso in testa un dubbio:
“Tutte queste cose a me cosa servono che in Italia comunque non potrei mai farla!”
Io ti dico una cosa. Se il tuo concorrente è il numero 1 nella testa delle persone, fare pubblicità comparativa, ANCHE senza fare direttamente i nomi, non sarà difficile.
Ma ovviamente, se adesso ti stai arrovellando il cervello su come costruire un messaggio pubblicitario:
-
che ribadisce il tuo brand positioning;
-
che usa una Reason Why efficace per il tuo target;
-
che mette in luce la USP;
-
che polarizza il tuo pubblico verso di te;
-
che ti metta in contrapposizione con la concorrenza diretta SENZA però violare le leggi della pubblicità comparativa;
-
che sfrutti le credenziali;
E che soprattutto svolga queste funzioni tutte assieme…
Allora ti auguro buona fortuna.
Mentre tu ti sforzi per farti da solo pubblicità efficace davvero, che ti permetta di vendere più prodotti o servizi e che ti permetta anche di tenere lontano gli avversari e farti conquistare eventualmente la leadership nella mente del tuo cliente…
l’urlo di Chen potrebbe aver già terrorizzato non solo te, ma anche tutti i tuoi dipendenti, la tua famiglia, i tuoi figli.
Se vuoi evitare che i cinesi mettano una bella bandierina rossa a stelle gialle su casa tua e radano al suolo la tua azienda per farci un bel parcheggio a tredici piani…
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