ChatGPT-3? È solo un impostore
L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rapidamente guadagnando terreno come uno dei principali driver dell’innovazione tecnologica e aziendale.
Con le sue capacità di automatizzare i processi e fornire soluzioni più efficienti e sofisticate, l’AI sta cambiando il modo in cui le aziende operano e i consumatori interagiscono con la tecnologia.
Ma c’è un grosso MA.
Molte persone ne parlano senza avere una comprensione profonda della sua potenziale portata e delle implicazioni che avrà sul nostro futuro, accompagnato da una scarsa conoscenza delle sue possibili conseguenze.
Molte persone parlano di AI come se fosse una soluzione magica per risolvere tutti i problemi, ma in realtà è molto più complesso di così.
L’Intelligenza Artificiale ha sì un enorme potenziale per migliorare la nostra vita quotidiana, lavorativa, ma anche evolutiva se vogliamo, ma bisogna essere consapevoli anche delle sue implicazioni sociali, etiche e legali.
In questo scenario, l’arrivo di ChatGPT sul mercato ha offerto una finestra sulle immense possibilità che questa tecnologia possiede.
Se non dovessi ancora esserne a conoscenza (ma ne dubito fortemente), ChatGPT è un modello di linguaggio avanzato sviluppato da un’azienda chiamata OpenAI che è in grado di rispondere alle domande degli utenti e fornire informazioni accurate e (almeno apparentemente) affidabili.
Immagina Google con i superpoteri: fai una domanda, ricevi immediatamente una risposta super dettagliata.
Adesso immagina di farlo con Siri, con Alexa, e così via.
Ecco.
Questo tema ha aperto la porta a tutta una serie di nuove opportunità, sia nell’automazione delle attività e l’ottimizzazione dei processi in molte industrie, sia nella sanità, nel campo dell’educazione, dall’assistenza clienti, nel mondo della finanza e così via.
Tuttavia, è importante notare che anche ChatGPT e altre tecnologie di AI sono limitate dalle informazioni a cui hanno accesso e soprattutto dalle decisioni che sono state prese durante il loro sviluppo.
Questo significa che è cruciale sviluppare soluzioni responsabili che garantiscano la privacy, la sicurezza dei dati e la conformità alle leggi e alle normative.
Questo, al momento, è probabilmente anche il suo più grande limite.
Nei prossimi mesi assisteremo ad incredibili miglioramenti da parte del team di ChatGPT, soprattutto ora che Google ha messo in campo il suo “rivale” Bard, il cui ingresso apre scenari difficilmente immaginabili dal momento che, a differenza del primo (addestrato con dati fino al 2021), quest’ultimo utilizzerà tutte le informazioni presenti sul Web per fornire risposte aggiornate e di alta qualità, mostrando direttamente le fonti dalle quali attinge.
Lo scontro è aperto.
Giorno dopo giorno arrivano nuovi aggiornamenti, nuove Lectio Magistralis dagli addetti ai lavori che sconvolgono quanto imparato il giorno prima da noi semplici utilizzatori.
Se al mattino pensi di aver capito come chiedere qualcosa a ChatGPT la sera scopri che il nuovo aggiornamento lo ha reso più funzionale e meno macchinoso e così via.
E se c’è una cosa che ho capito dopo settimane e settimane di fervido utilizzo, è che nulla è mai come il giorno prima.
Eppure c’è chi pensa di sapere già tutto. O meglio, finge di capirci qualcosa per i propri interessi.
Ho visto già i primi libri, i primi video-corsi, i primi infoprodotti che spiegano come utilizzare questo incredibile, quanto pericolosissimo, strumento*.
*Immagina una pistola. Chiunque ti dirà che è un’arma pericolosissima dalla quale stare alla larga, ma non è proprio vero. Una pistola, in realtà, NON è pericolosa di per sé. Ciò che la rende un’arma da fuoco potenzialmente letale è la persona che la impugna.
Al di là del fatto che è sia stupido sia immorale vendere corsi che spiegano come utilizzare uno strumento che già il giorno dopo potrebbe funzionare in maniera del tutto diversa, troppe persone, in primis i formatori de staceppa, cominciano addirittura a sfornare corsi per diventare PROMPTER MANAGER.
Questa è l’ennesima dimostrazione del sistema malato che sta dietro il mondo dei formatori-tuttologi contro il quale mi batto da anni.
La gente ha timore di rimanere esclusa da questa nuova, frenetica corsa all’oro e si butta dentro a testa bassa senza competenze e conoscenze.
Questo è MORTALE.
Lo è nel momento in cui affidi le sorti della tua azienda a questi soggetti. Tuttavia, non sono pazzi. Stanno soltanto subendo un effetto noto in letteratura come “FOMO”.
FOMO è l’acronimo di “Fear of Missing Out”, ovvero “Paura di perdere qualcosa” e si riferisce alla sensazione di ansia che può provare un soggetto quando teme di perdere un’opportunità o un evento importante.
Questo porta le persone a prendere decisioni affrettate o a partecipare a qualcosa solo perché si teme di perdere l’occasione.
Pensa a quante persone si abbonano ad una rivista o ad un servizio che poi nemmeno leggono/utilizzano solo per non sentirsi “indietro”.
Con l’intelligenza artificiale che sta rapidamente diventando un driver dell’innovazione tecnologica, c’è una forte preoccupazione da parte di molti “esperti” dei vari settori i quali pensano che non restare al passo coi tempi possa svantaggiarli rispetto ai loro concorrenti. E per fronteggiare (male) questa paura parlano a SPROPOSITO di cose che non sanno.
Come le armi da fuoco, anche i sistemi di intelligenza artificiale possono avere conseguenze negative se usati in modo improprio o se ci si affida a loro in modo irresponsabile.
Bisogna prendere tutto con le dovute precauzioni.
Nel proseguo di questo articolo capirai che di base ChatGPT è un impostore che non sa nulla, che inventa, e che nelle mani sbagliate potrebbe fare danni immaginabili, irreparabili.
Il perché è presto detto.
Come ogni chatbot che si rispetti, ChatGPT è stato creato per generare un testo coerente e plausibile a partire da un input specifico (chiamato Prompt) fornito da un utente, utilizzando tecniche di apprendimento automatico e di elaborazione del linguaggio naturale.
Non è assolutamente un oracolo o un’entità senziente in grado di capirti, ma uno strumento che richiede un uso consapevole e critico da parte di chi lo utilizza.
Solo tramite un corretto approccio potrà essere un valido supporto, ma resta di fondamentale importanza avere cura e pazienza di verificare le risposte utilizzando fonti affidabili e confrontando le informazioni con il proprio livello di conoscenza.
Quando dico che “inventa” le risposte, intendo dire che utilizza semplicemente delle informazioni che ha memorizzato durante il suo addestramento, composto da miliardi di parole e frasi provenienti da fonti di testo di lingue diverse.
Ripeto: NON ha una conoscenza o una creatività propria, ma è tutto il frutto di una elaborazione di dati autonoma che permette di generare la parola successiva per un dato input, non confermare se un fatto è corretto o meno.
L’AI è come un pappagallo che ha ascoltato tantissimo e lo ripete senza avere la minima idea di cosa dice.
Non a caso, i chatbot vengono definiti “pappagalli stocastici”, perché, proprio come tali, imparano a ripetere ciò che hanno appreso, con la sola differenza che in questo caso viene impiegata una intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati (come testi e frasi) da ripetere.
Questo processo di apprendimento continua a espandere la loro base di conoscenza.
Questo significa che ChatGPT non è esente dal commettere errori o generare risposte fuorvianti o addirittura false. È importante ricordare che il modello non ha la capacità di comprendere il contesto sociale, culturale e storico, e può quindi generare risposte che sono inadeguate o non pertinenti rispetto alla domanda. Inoltre, poiché ChatGPT utilizza una grande quantità di dati provenienti da fonti online, le informazioni errate o inaffidabili che produce sono all’ordine del giorno.
A proposito di pappagalli, qualcuno si è divertito a chiedere a ChatGPT di scrivere un articolo di attualità sui pappagalli che suonano il violino, ed ecco il risultato:
“I pappagalli che suonano il violino sono un fenomeno sempre più diffuso in tutto il mondo. Non è insolito vedere questi simpatici animali esibirsi in pubblico, mostrando le loro abilità musicali e suscitando stupore e ammirazione nel pubblico. I pappagalli che suonano il violino sono stati addestrati a emettere suoni e a seguire il ritmo della musica utilizzando il becco e le zampe. Alcuni di questi animali sono stati addestrati a suonare il violino in modo autonomo, mentre altri sono accompagnati da un musicista umano. La maggior parte dei pappagalli che suonano il violino sono di specie parlanti, come gli africani grigi o gli amazzonici, che hanno una buona capacità di imitazione del suono. Tuttavia, anche altre specie di pappagalli, come gli aratinga o i ninfee, possono essere addestrati a suonare il violino. I pappagalli che suonano il violino sono spesso utilizzati come animali da spettacolo e possono essere visti in eventi di intrattenimento per bambini o in feste di compleanno. Tuttavia, alcuni pappagalli sono anche stati addestrati a suonare il violino in ambito terapeutico, come parte di programmi di terapia occupazionale per anziani o persone con disabilità. Inoltre, c’è un crescente interesse per l’addestramento dei pappagalli a suonare il violino anche come forma di intrattenimento domestico. Molti proprietari di pappagalli trovano divertente insegnare ai loro animali a suonare il violino”.
Come puoi notare, per ChatGPT non è impossibile che un pappagallo possa imparare a suonare il violino.
Questo per dirti che sì, la sua utilità è innegabile, ma occorre evitare di considerarlo un oracolo, e controllare sempre ciò che afferma, ricercandone le fonti opportune.
ChatGPT è un grande impostore dei giorni nostri, può farti credere ciò che vero non è, può ingannarti ed essere ingannato.
Va utilizzato con intelligenza, come un fedele suggeritore che ti aiuta a ragionare, partendo dai giusti input e facendo le giuste domande. E le giuste domande le fai se conosci come le tue tasche il risultato che vuoi ottenere dalla macchina.
Adesso lasciami profetizzare la fine dei cugini, dei formatori e scappati di casa vari, figure estremamente incompetenti e deleterie per i piccoli imprenditori.
Le informazioni infatti saranno presto reperibili in maniera gratuita ed a livelli di profondità mai visti prima, e le vostre già discutibili competenze diventeranno obsolete nel giro di pochissimo tempo.
Un piccolo Imprenditore avrà finalmente la possibilità di sfruttare questa nuova tecnologia per ampliare il suo background, correre ai ripari dove serve avendo al suo fianco un valido consigliere piuttosto che un professionista improvvisato.
ChatGPT segnerà inequivocabilmente la fine della MEDIOCRITÀ.
Per darti qualche dato:
GPT (Generative Pre-trained Transformer ) è stata pre-addestrata con più di 175 miliardi di parametri provenienti per il:
- 60% da Common Crawl (archivio di contenuti web di libera consultazione)
- 22% da Webtext2 (archivio di Reddit)
- 8% Google Books 1
- 8% Google Books 2
- 3% Wikipedia
Eppure, già da qualche mese, alcuni formatori probabilmente in malafede (trad.: si stanno cagando sotto) che stanno cercando di sminuire la portata epica dell’avvento dell’AI alla portata di tutti.
Praticamente cercano di tirare acqua al proprio mulino.
Ma la vostra fine è vicina.
Perché se c’è una cosa che è sicura è che la prima categoria a scomparire completamente dalla faccia della terra sarà quella degli INFOPRODOTTARI.
Costoro stanno già cercando di saltare dalla parte di qua della barricata, provando a reinventarsi PUBBLICITARI e MARKETER.
Io ve lo dico: troppo tardi. Non riuscirete a riposizionarvi senza passare dal via. Mettetevi da parte due lire e provate a cimentarvi con un lavoro vero.
Stiamo per entrare in una nuova era dell’informazione dalla quale verrete (finalmente) estraniati mentre chi, come noi, ha lavorato duro negli anni per migliorare costantemente avrà solo da guadagnarci.
Ecco perché ho deciso di confrontarmi con due insider di altissimo livello che hanno conoscenze profonde nel campo dell’Intelligenza Artificiale per aiutarci a comprendere meglio questa frontiera.
L’ho fatto lo scorso 6 Febbraio 2023 tramite una live trasmessa in esclusiva sul mio gruppo Facebook privato “Advertising Diretto” dal titolo “da Gutenberg all’AI” del quale propongo qui un abstract.
In circa 50 minuti abbiamo approfondito il mondo dell’Intelligenza Artificiale attraverso la lente di ChatGPT. Abbiamo discusso l’importanza dell’adozione dell’AI da parte delle PMI e come questa tecnologia possa supportare e ottimizzare i loro processi lavorativi.
Abbiamo esplorato il funzionamento di un chatbot e analizzato le potenziali applicazioni per le PMI, nonché valutato la reale efficacia dei bot attualmente sul mercato. Inoltre, abbiamo approfondito come le persone stiano sfruttando questi strumenti AI e come l’Intelligenza Artificiale potrebbe cambiare il futuro della SEO.
Ecco qui un indice dei macro-argomenti affrontati:
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L’arrivo di ChatGPT
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Integrazione dell’AI all’interno delle PMI
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Campi di utilizzo dell’AI da parte delle PMI
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Funzionamento ed efficacia dei chatbot
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Persone intelligenti e Intelligenze Artificiali
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Impatto dell’AI sulla SEO
Cosimo: 3..2..1.. siamo On Air!
Benvenuti a tutti!
Innanzitutto, per galanteria presenterò prima Mariella Borghi.
Mariella è una consulente di marketing strategico per aziende B2B Tech ed ha maturato una vasta esperienza nei ruoli di Sales & Marketing manager per aziende in Italia e all’estero. La sua conoscenza comprende tecnologie vocali, Intelligenza Artificiale, Marketing Analitico, Customer Experience, CRM e cybersecurity.
In altre parole, VENDE l’Intelligenza Artificiale.
Riccardo Antonio Piana invece è un grandissimo esperto di AI di rilievo e co-fondatore di Userbot, un chatbot basato su modelli LLM. Attualmente fa parte di Algojob, una startup che utilizza l’AI per sistemi di recruitment del personale.
In altre parole, lui CREA l’Intelligenza Artificiale.
L’arrivo di ChatGPT
Ho voluto introdurre i miei due ospiti stringendo tra le mani un prezioso cimelio che custodisco all’interno della mia personale biblioteca: “Galassia Gutenberg”, un libro scritto dal sociologo Marshall McLuhan nel lontanissimo 1962 che esplora l’impatto della tecnologia, in particolare della stampa, sulla cultura e la società.
McLuhan sostiene che la stampa ha avuto un effetto trasformativo sulla cultura umana, creando un nuovo modo di pensare e di comunicare.
Prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, i libri erano scritti da frati amanuensi in conventi o in Vaticano e non erano disponibili per tutti.
La gente non aveva bisogno di sapere leggere perché non c’era molto da leggere. Tuttavia, con l’avvento della stampa a caratteri mobili, le persone hanno cominciato a leggere e a istruirsi. Questo ha portato anche a fatti come la rivoluzione protestante, perché chiunque comincio a documentarsi e a farsi un’idea propria delle Sacre Scritture, senza dipendere dalla Chiesa.
Circa 500 anni dopo, c’è stata un’altra rivoluzione: l’avvento di Internet.
Con l’accesso ad Internet, tutti hanno avuto la possibilità di informarsi come volevano senza limiti imposti dai libri scolastici.
Questo ha dato loro la possibilità di documentarsi e di crearsi una propria conoscenza, imparare e crescere quindi in maniera differente.
Relativamente ad una Intelligenza Artificiale come ChatGPT si potrebbe dire che la tecnologia di AI sta attualmente avendo un effetto simile a quello descritto da McLuhan per la stampa, ovvero stanno cambiando il modo in cui le persone comunicano e acquisiscono informazioni.
Oggi siamo probabilmente alla soglia di una terza rivoluzione che cambierà il modo in cui le persone si informano e si istruiscono.
Come ChatGPT, i sistemi di AI possono fornire informazioni e risposte in tempo reale, in modo efficiente e preciso. Questo sta trasformando la nostra cultura e la nostra società, creando nuove opportunità ma anche nuove sfide.
Cosimo: Iniziamo da qui: qual è il vostro approccio con l’AI?
Mariella: Nel mio ruolo di marketing manager all’interno di diverse aziende, ho dovuto acquisire competenze tecnologiche e conoscere a fondo le diverse tecnologie vendute dalle aziende, poiché ero l’interfaccia tra queste e i clienti. Democratizzare l’intelligenza artificiale è sempre stato un aspetto importante del mio lavoro e ho venduto tecnologie legate alla direzione e al linguaggio per molti anni!
Ricardo: Fin da bambino ho sempre avuto una passione per l’informatica. Considera che ho diretto il mio primo team di sviluppo all’età di 15 anni. L’intelligenza artificiale mi ha affascinato da quando ho letto dai primi racconti di Edgar Allan Poe. Anche se la tecnologia non esisteva allora, l’idea di creare opzioni artificiali esisteva già.Oggi, grazie all’evoluzione esponenziale dell’informatica, abbiamo computer sempre più veloci che raddoppiano la loro capacità ogni anno. Questo ha permesso di addestrare reti neurali anche su computer domestici, anche se non con la stessa capacità di ChatGPT, che richiede mesi di addestramento e milioni di dollari.
Cosimo: Ricardo, con cosa abbiamo a che fare esattamente quando parliamo di ChatGPT?
Ricardo: Abbiamo a che fare con una tecnologia esponenziale.L’intelligenza artificiale non è un fenomeno recente come molti potrebbero pensare. La sua origine risale agli anni ’70 dal punto di vista informatico, ma ancora prima dal punto di vista algoritmico.
Oggi siamo in grado di utilizzarla e comprenderne il funzionamento grazie ai progressi nella ricerca e alla maggiore conoscenza degli esperti del settore, anche se non ne abbiamo ancora sfogliato ogni possibile aspetto.Siamo in una fase embrionale, ma soprattutto in una fase specialistica. Significa che le intelligenze artificiali sono in grado di fare molto bene soltanto determinate cose, ma non complessivamente.
Potrebbe essere facile pensare che l’Intelligenza Artificiale dietro a ChatGPT sia dotata di capacità cognitive oltre lo scibile umano, ma in realtà questo non è del tutto vero, non fatevi mai questa idea. ChatGPT è semplicemente un modello di linguaggio che utilizza algoritmi di apprendimento automatico per generare risposte basate su grandi quantità di dati testuali.
Non ha assolutamente la capacità di comprendere o pensare, quello che fa è utilizzare la statistica per generare risposte plausibili. Quindi, è importante tenere presente che non è un oracolo o un essere dotato di intelligenza, ma piuttosto un’evoluzione della tastiera del telefono.Avete presente quando scegliete la prima risposta consigliata della tastiera del vostro smartphone quando scrivete un messaggio?Ecco, ChatGPT funziona esattamente in quel modo: predice la parola successiva.
Ma sapete perché è più “bravo” rispetto alla tastiera del telefono?Perché mentre quest’ultima si basa sulle parole che avete digitato voi, ChatGPT si basa invece su qualcosa di prossimo allo scibile umano: tutta internet!Immaginate se sulla vostra tastiera aveste digitato 192 miliardi di parole, probabilmente non vi scriverebbe “Ciglione”*, ma sarebbe in grado di fornirvi l’output che desiderate.
Questo è quello che fa ChatGPT, lavorando sullo scibile umano e sulla statistica dà spesso dei risultati che sembrano veri, ma è qui che dovete stare attenti e usare la vostra professionalità per distinguere ciò che è oro da ciò che non lo è rispetto agli output che vi restituisce.
Essendo un modello statistico è probabile che dica cose vere, ma non è un modello fattuale, non dice SEMPRE cose vere, motivo per cui molti lo deridono perché sbaglia costantemente alcuni calcoli.Perché succede? Perché non è una macchina per fare calcoli, ma una macchina per predire la parola successiva da inserire in un discorso.
*(Prova a scrivere “Coglione” a qualcuno su Whatsapp, ti accorgerai che ciò che dice Ricardo è vero!)
Integrazione dell’AI all’interno delle PMI
Cosimo: Ha senso per una PMI integrare l’AI all’interno dei propri flussi di lavoro?
Mariella: Partirei un po’ più da lontano per risponderti.Un fattore molto importante da non sottovalutare riguardo la diffusione dell’AI nei processi aziendali di oggi riguarda la vastissima quantità di dati a disposizione.
Non dimenticate che fino al 2008 nessuno possedeva uno smartphone, quindi l’assenza di dati era notevole, mentre oggi grazie ai social e ad altre fonti siamo in grado di generarne quotidianamente una grandissima quantità.
Questo rende possibile lo sviluppo di sistemi di IA sempre più avanzati.Tempo fa mi sono occupata della vendita di soluzioni di Customer Experience, ovvero quei sistemi che tramite una semplice domanda come “Consiglieresti questa azienda a parenti amici? Dacci un voto da uno a da 0 a 10 e dici perché”, permettevano la classificazione di dati utili all’azienda.
Ecco, questi “Perché” venivano analizzati in maniera automatica da quella che oggi verrebbe chiamata “intelligenza artificiale” (anche se allora non poteva essere chiamata come tale perché prima del 2015 non era ancora un’espressione comunemente accettata).
Questa classificazione automatica rende la vita molto più facile a tante aziende.Immaginate le grandi banche, le grandi aziende di telecomunicazioni che hanno milioni di feedback che devono classificare per poi attivare dei processi di cambiamento all’interno dell’azienda.
Senza l’integrazione di strumenti di AI si rischierebbe di fare veramente degli sforzi enormi!In questo caso, vista la mole di dati, ha quindi molto senso utilizzare degli strumenti che integrano dei modelli di machine learning per riuscire a portare a termine questa attività. Ma se un’azienda ha una quantità di dati irrisoria da analizzare perché magari si tratta di una piccolissima realtà che riceve 100 feedback chissà ogni quanto, non credo abbia molta utilità investire in tal senso.
Quindi, per concludere, l’AI è realmente utile quando si parla di analisi di big data, e cioè quando si parla di una mole impressionante di dati quantitativi.
Ricardo: Aggiungerei che quando si parla di serie di dati, di numeriche, o di testi e di machine learning occorrono decine di migliaia di serie di dati, e non sono poche. Ci sono però modi e modi di affrontare i problemi.
Per farti un esempio, noi in azienda facciamo previsione delle soft skill dei candidati basati sulle video-interviste. Non abbiamo centinaia di migliaia di votazioni degli HR sui video con una quantità di dati impossibile. Abbiamo invece usato il pensiero laterale e utilizzato dei modelli linguistici computazionali affiancati ai sentiment e all’estrazione del succo del discorso, un po’ come spiegato da Mariella.
Dato che l’intelligenza artificiale gode di una vastità di modelli specialistici, trovare un modello in grado di aiutare è più facile, ma – attenzione – ho detto AIUTARE, non RISOLVERE il problema.
Utilizzare l’AI oggi, quindi, non significa inserire semplicemente dei dati all’interno di una macchina per tirare fuori un risultato, ma significa sfruttare il pensiero laterale in modo da ottenere in qualche modo dei dati anche quando non ci sono.
A tale scopo la ricerca scientifica non si è fermata ai semplici modelli di machine e deep learning, ma esistono dei modelli ancora molto neonati che usano un sistema chiamato meta agnostic data learning.Significa che attraverso delle meticolose elaborazioni si tende a creare una base dati fittizia che poi via via si migliora.
La AI inizia a predirle sul nulla.All’inizio sbaglia, è chiaro, però questo gli consente di addestrarsi molto prima rispetto all’addestramento che avresti solo con i dati a disposizione.
Campi di utilizzo dell’AI da parte delle PMI
Cosimo: Adesso abbandoniamo il lato tecnico per addentrarci in ciò che interessa più noi piccoli imprenditori, e cioè capire in che modo una PMI potrebbe utilizzare l’AI.
Premessa: servono dati. Tanti, tantissimi dati.
Mariella: Su due piedi ti direi che il primo strumento adottabile per una PMI è il chatbot, perché riesce a migliorare notevolmente il lavoro dell’assistenza clienti. So benissimo che la maggior parte dei non addetti ai lavori diranno che non funzionano, ma personalmente ne ho visti tanti ben fatti, efficienti e ben funzionanti.
Non sono di certo quelli che troviamo sul mercato per poche migliaia di euro, ma chatbot integrati nei processi aziendali e che richiedono investimenti elevati, anche perché qui l’aspetto economico è fondamentale. Al di là di ciò, ritengo che i chatbot siano un ottimo esempio di utilizzo all’interno delle aziende, ma anche per le attività quotidiane, come la creazione di contenuti.
Ad esempio, posso creare immagini per i miei contenuti con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, senza dover ricorrere a siti come Pixabay o simili. Per quanto riguarda la logistica, ho avuto l’opportunità di seguire da vicino un progetto di un’importante azienda del settore della moda. Si tratta di una quantità considerevole di dati su modelli statistici, che come affermato da Ricardo, non sono nuovi ma esistono da molti anni.
Attualmente, grazie alla potenza di calcolo delle macchine, questi modelli possono essere utilizzati in modo più ampio. Tornando all’esempio dell’azienda del settore della moda, doveva prendere una decisione su quali prodotti non inviare ai vari negozi in tutto il mondo per evitare gli invenduti. Ad esempio, se un determinato jeans viola non ha successo a Singapore, non viene spedito.
Naturalmente, per noi era necessario raggiungere un livello superiore di analisi per comprendere meglio le motivazioni alla base di certi fenomeni. Per questo, è stato creato un modello statistico di analisi predittiva che ha esaminato tutti i dati degli invenduti e ha incrociato i dati di vendita dei singoli negozi con i dati meteorologici. Ciò ha permesso di scoprire una relazione causa-effetto tra due fenomeni, ad esempio (semplificando): è stato scoperto che quel jeans non viene venduto a gennaio a causa delle temperature molto basse.
Questo rappresenta una affascinante modalità di analisi dei dati che, però, come diceva Ricardo richiede un’enorme quantità di dati.
Non possiamo pensare di fare un’analisi del genere per una piccola bottega di paese. Probabilmente in questi casi l’essere umano vince ancora, e questo semplicemente perché non ci sono molti dati a disposizione.
Funzionamento ed efficacia di un chatbot
Cosimo: a proposito di chatbot, ricordo che Ricardo è un grandissimo esperto in materia, per cui vorrei sentire anche la sua opinione al riguardo.
Riccardo: Sono tra i fondatori di Userbot, che è stato forse il primo chatbot in Italia basato sull’intelligenza artificiale (perché i chatbot esistevano anche prima dell’intelligenza artificiale). Siamo stati anche i primi a inserire all’interno dei chatbot qualcosa di cui si parla tantissimo oggi: GPT3.
In sintesi: un chatbot ha un insieme di risposte appropriate che fornisce dopo aver cercato di comprendere le domande dell’utente. Se non riesce a capire, può rendere l’utente frustrato, il che è il peggior risultato possibile, soprattutto se i messaggi di “non ho capito” persistono.
Noi avevamo Userbot Alan che era in grado di “ammorbidire” la situazione cercando di indirizzare l’utente verso l’azione più utile anziché persistere con i messaggi di “Non ho capito“. Ad esempio, fornendo risposte come “Chiedimi qualcosa riguardo al tuo ordine” che sono molto più utili rispetto a un semplice “riprova“.
Cosimo: Ti interrompo, ma quanto funzionano davvero questi bot?
Ricardo: Per quanto mi riguarda, i bot oggi funzionano davvero molto bene. Banalmente, un bot è utile quando elimina tutte quelle azioni che sono fastidiose per un’operatore. Immagina che tu sia un operatore e che una media di 12.000 clienti al giorno perda la password. In questo modo riceveresti 12.000 richieste di assistenza per una operazione che è praticamente sempre la stessa. A quel punto diventi tu il bot!
Ecco, vista in questi termini l’utilizzo di un bot serve a scremare tutte quelle richieste uguali tra loro e passare invece all’assistenza “umana” tutte quelle altre per le quali il bot non prevede una risposta. Lo scopo fondante di Userbot è stato questo, con la differenza che se il nostro bot non riesce a fornire una risposta ti mette in contatto con l’assistenza piuttosto che dire di non aver capito. Questo rende l’esperienza utente migliore e meno stressante.
Mariella: Confermo quanto sostenuto da Ricardo. Il desiderio di tutti era inizialmente quello di avere un chatbot, ma poi ci si è scontrati con la dura realtà che per farli funzionare ci voleva un ingente investimento. La mia esperienza, a differenza di quella Ricardo integra sia la parte di machine learning, quindi la parte di GP3, ma anche una parte linguistica proprio perché le aziende per cui ho lavorato prevedevano la figura del linguista, ovvero una figura che si occupa di costruire un dialogo lavorando sia con la parte di machine learning che con la parte di dialogo, appunto.
Un esempio che rende meglio l’idea è la creazione del dialogo per l’assistente vocale di un navigatore satellitare.
Per la costruzione del dialogo bisogna prevedere tutte le possibili domande oltre che alla parte tecnica di fonetizzazione, in modo che la voce sintetica poi produca il suono corretto ed evitare che l’assistente vocale dica, ad esempio, “Corso Vittorio Emanuele i-i” anziché “Corso Vittorio Emanuele Secondo”.
Persone intelligenti e Intelligenze Artificiali
Cosimo: abbiamo le timeline intasate di persone che dialogano con ChatGPT, ma, mi chiedo a tal proposito: le persone come stanno effettivamente utilizzando questi strumenti? Ancora meglio, come può effettivamente aiutare l’Intelligenza Artificiale un piccolo imprenditore, uno di quelli che la sera apre il cassetto e deve fare i conti con tutti i problemi che affliggono un’azienda?
Mariella: Lo dirò con la massima sincerità, dato che oggi anche e soprattuto una piccola attività commerciale deve necessariamente avere una presenza online, immagino che piuttosto tra pagare un consulente esterno magari per scrivere qualche post sui social ed o utilizzare ChatGPT per qualche centinaia di euro all’anno chi ha un impresa potrebbe optare ragionevolmente per la seconda scelta.Tuttavia qui bisogna fare molta attenzione, perché senza un secondo cervello che controlla le risposte, corregge eventuali errori, presta attenzione a potenziali problemi derivanti dal copyright ecc., tutto questo potrebbe causare non pochi problemi.
Cosimo: data la facilità di utilizzo di strumenti come ChatGPT, può questo criterio aiutare a contrastare tutti quei “Cugini” e Agenzie che io chiamo <<scriteriate>> che gravano sul portafogli delle piccole imprese?
Mariella: Ognuno deve fare i propri conti, ma direi che a tal proposito credo che ChatGPT annienterà il mercato della bassa qualità, perché ritengo che ad un certo punto ci sarà una distinzione nel mondo dei contenuti sul mercato, e cioè quelli di qualità Made by Human scritti dagli esseri umani e quelli di scarsa qualità, fatti probabilmente di qualità mediocre creati da un’intelligenza artificiale. D’altro canto è ovvio che se un’agenzia pensa di continuare a pagare in maniera irrisoria qualcuno che gli scriva di sana pianta degli articoli per un blog, quella stessa persona tenderà ad utilizzare con più facilità uno strumento come ChatGPT, visti i bassi guadagni.
Ricardo: Io ritengo questo tipo di tecnologia esponenziale un abilitatore, e come tale aumenta le capacità umane.Aumentare le capacità umane significa amplificarle. Quindi si riesce ad ottenere risultati solo da parte di chi ha già da buone basi di conoscenza perché saprà cosa e come chiederle. Un esempio facile facile: l’elettricità ci dà un sacco di cose di cui abbiamo effettivamente bisogno, però se siamo stupidi e mettiamo le dita nella presa, moriamo.
La stessa cosa vale per tutte le tecnologie esponenziali da Internet. Dobbiamo stare attenti, perché sono tecnologie che AUMENTANO ciò che già facciamo. Io utilizzo ChatGPT raramente per scrivere qualche codice, non ho nessun problema ad ammetterlo. Però so cosa sto facendo. Non possiamo però sapere cosa potrebbe creare una persona che non ha idea di come funzioni. Quello che conta in queste tecnologie è il prompt, ovvero ciò che gli dici di fare.
Impatto dell’AI sulla SEO
Cosimo: Siamo in chiusura, ma prima di lasciarvi vorrei una vostra opinione sul nuovo competitor di ChatGPT firmato Google e su come (e se) l’AI cambierà la SEO
Ricardo: Google con il suo personale modello prenderà decisamente un’altra strada. Certo è che ChatGPT ignora completamente la fattualità.Non è in grado di citare le fonti, le inventa.Una base dati così ampia da permettere di citare le fonti la possiede invece Google.
Tuttavia, credo che entrambi i modelli convivranno tranquillamente, perché probabilmente quello di Google sarà molto meno inventivo nelle descrizioni e sarà, appunto, molto più fattuale: ti dirà qualcosa solo se effettivamente ha le informazioni per dirlo. Attualmente non esiste un modello valido per riconoscere se un articolo è scritto da un modello di AI o da un essere umano.
Lo stesso modello di Open AI ha un 27% di affidabilità.
Credo che i motori di ricerca, se si evolveranno, lo faranno verso un modello conversazionale e avranno diverse chiavi di lettura rispetto a quelle che abbiamo quindi la SEO in qualche modo dovrà modificarsi.
Oggi siamo pieni di siti cloni del metodo Aranzulla, che funzionano tutti esattamente nella stessa maniera, ad esempio, se chiedi come si fa la carbonara ci vorranno tre pagine per spiegare la storia ed altri dettagli inutili in quel momento e solo alla fine ci sarà un trafiletto in cui c’è la ricetta.
Questa intelligenza conversazionale, invece, prenderà direttamente la ricetta dal sito rendendo l’esperienza più veloce e immediata. Qui sorge una serie di problemi sia di copyright, sia di traffico ai siti, di ADV che non vengono mostrate, per cui prevedo sicuramente una rivoluzione del web.
Fine Prima Parte
Con queste parole si chiude il primo di quello che prevedo sarà una serie di incontri sul tema. Ho voluto mettere affianco due professionisti che trattano l’argomento da due punti di vista diversi: uno è quello del creatore, uno è quello del venditore.
Quello che è emerso è che seppure il futuro è già qui, ancora c’è molta strada da fare per “normalizzare” questi strumenti all’interno della nostra vita, quotidiana prima, lavorativa dopo.
Ciò che però è chiaro è che quelli come ChatGPT sono strumenti che molto presto saranno indispensabili per raggiungere livelli di conoscenza mai visti prima.
Se fino a poco tempo fa Google ci sembrava qualcosa di sorprendente, l’intelligenza artificiale sta per rivoluzionare paesaggi che finora erano difficilmente immaginabili, ma che presto diventeranno realtà.
Tenete gli occhi ben aperti.
Ed a tutti voi che pensate che ChatGPT sia un’opportunità da evitare per il vostro marketing, guardate come vi descrive:
“Il marketer che prende in giro gli altri per utilizzare l’AI nella loro attività, è come colui che sfida un jet ad una gara di volo con un aquilone.” Cit. Chat GPT3
Cosimo