Chi sono

Mi chiamo Cosimo Errede e nasco nel 1967 a Roma. Sono un creativo pentito. Mi pento tre anni fa, in una giornata nuvolosa di Novembre del 2014, quando mi sono liberato dalle catene della creatività fine a sé stessa.

Prima la mia vita era tutto sommato normale: più il tempo passava, più il mio destino sembrava sempre più lontano dai libri di scuola, e più vicino al negozio di abbigliamento di mio padre.

Si litigava ogni giorno, ma tutto sommato non potevo lamentarmi: avevo un lavoro che mi permetteva di vivere in modo sereno, e tutto scorreva in modo normale. Mi svegliavo, aprivo bottega, e facevo quello che a mio padre piaceva di più in assoluto: andare per fiere, mercatini e stazioni a distribuire volantini.

Iniziai presto a sognare qualcosa di diverso.

Un giorno, mentre ero in macchina a fare volantini,  Mi imbatto in un cartellone all’ incrocio. Una pubblicità scioccante, creativa, dirompente. Fu il mio primissimo approccio al mondo della pubblicità. Creativa.

Comincio a fare delle pubblicità per il negozio.  Elementare, banale, ma che in si distingueva per la forma: bella, creativa, stimolante.

Quando Decido di separarmi da mio padre e fare della pubblicità il mio lavoro, scopro che procacciarmi i soldi per campare non è così facile.

Arrancando e piratando programmi, riesco in qualche modo a pagare le rate, ma col senno di poi, mi rendo conto che la mia prima agenzia fallì per un mio primo grande errore: lavorare allo stesso modo sia per il piccolo medio imprenditore che per la grande multinazionale.

Gran parte della pubblicità per queste aziende era solo creativa: dirompente, con frasi ad effetto e pochi risultati.

Quelli della multinazionale non sembravano avere come obiettivo “vendere di più”. Il responsabile marketing aveva un solo obiettivo: far vedere al capo quanto era figa la nuova campagna pubblicitaria.

Per quello io andavo benissimo, ma quando dovevo seguire il macellaio sotto casa che sperava la pubblicità servisse per vendere più salsicce a fine mese? La mia creatività non era in grado di generare risultati.

Cominciarono i problemi.
Quali sono le prime cose che un’azienda taglia in tempi di magra? Le spese inutili: e la mia creatività lo era. A pieno titolo. Impagati, fatture scoperte, e così via.

“C’è crisi, c’è crisi… ” Stavo per affogare nelle sabbie mobili. Perdo, come se non bastasse, una grossa quantità di denaro a causa di una persona che ritenevo amica e che lavorava con me. In poco tempo avevo perso quasi tutto.

Tranne il peso, quello aumentava sempre di più.

Avevo bisogno di un aiuto, dall’alto magari. L’aiuto arriva, ma non dall’alto.

A Novembre 2014 decido di iscrivermi al corso di un tizio che conoscevo solo tramite social e che si occupava di marketing e vendita in modo arrogante e presuntuoso.

Cerco di tirare un filo tra le sue parole, e il mio settore, quello della pubblicità.

Finisco a viaggiare nel secolo scorso, tra personaggi come John Caples, Rosser Reeves, Claude Hopkins, David Ogilvy.

Questo blog, su cui stai leggendo la mia storia, è una sorta di testimonianza delle mie ricerche degli ultimi anni.

Uno spazio per mostrare quali sono i fondamenti perduti della pubblicità per vendere, e quali gli errori che commettono più spesso gli uffici marketing e le agenzie creative.

Mi rendo conto di aver messo i piedi su di un vero e proprio campo di battaglia: la sensazione è che nessuno voglia scombinare gli equilibri creatisi.

Lo faccio io con un libro, pubblicato nel 2017: “La grande truffa della pubblicità”.

La pubblicità in Italia soffre delle gravi carenze arrecatele da un periodo buio del nostro Paese: io come un ribelle dell’ Impero inizio a insinuarmi tra le maglie dell’esercito di pubblicitari creativi.

Da un blog, che nasce dalle ceneri della pubblicità, nasce la prima agenzia di Advertising Diretto in Italia.


Cosa c’è qui per te?

Questo blog è per te, perché alla mia storia manca ancora un personaggio fondamentale per arrivare alla fine del viaggio: un alleato. Per fare il salto definitivo cerco un alleato supremo a cui fornire quei risultati che oggi gli mancano.

Non cerco solo di riportare a galla i grandi advertising men del passato, e utilizzare il loro know how per dare ai miei clienti dei risultati. Vorrei anche che i pubblicitari capiscano di essere stati truffati loro per primi.
Non è colpa tua, caro imprenditore che ti sei trovato costretto a scegliere tra pubblicità inutile e pubblicità inutilissima.

Chiunque lo conosce, anche professionalmente,  dice: “É il migliore nel suo campo”. In effetti fu la giornata di formazione più incredibile della mia vita.

Ciò che disse in quel paio d’ore mi affascinò enormemente, tanto che iniziai ad approfondire fino alla radice, acquistando libri e studiandoli per filo e per segno.